Il cervello umano non è mai stati tanto “occupato” come oggi: siamo assaliti da fatti, “pseudofatti”, informazioni vere e/o false, rispondiamo ad una mail mentre siamo nel traffico, guardiamo su facebook il video di un leone che gioca con un bambino vedendo la Tv, accettiamo un invito a cena inviato con sms mentre prendiamo un caffè, etc. E’ quello che in inglese si chiama multitasking (MT) e vuol dire “svolgere contemporaneamente più compiti”. Siamo proprio sicuri che tutto questo faccia bene al nostro cervello? Ad una prima impressione tutti valutiamo positivamente questo modo di procedere, ci da un senso, falso peraltro, di efficienza: c’è infatti un però. E. Miller neurofisiologo del prestigioso Maassachusett Institute of Tecnology di Boston, ha dimostrato che il nostro cervello non è ben programmato per questo modo di attività. Esso, in questa modalità, più che contemporaneamente agisce passando continuamente da una attività all’altra; e tutto questo con una perdita di efficenza. Possiamo immaginare il cervello in attività MT come ad un giocoliere inesperto che cerca di tenere in aria più palle allo stesso tempo: una o più cadranno di sicuro per terra! Non solo, ma il MT determina anche un aumento degli ormoni dello stress (cortisolo e adrenalina) che, come abbiamo visto in altra sezione, sono il marcatori di questa condizione e che determinano una minore chiarezza mentale. Il MT provoca, inoltre, un aumento dei livelli di dopamina, ormone prodotto da una piccola area del sistema limbico, area che si attiva ed è implicata nelle sensazioni di piacere ed in situazioni come l’attività sessuale, la vincita al gioco, l’assunzione di droghe, etc. La sensazione di piacere che proviamo quando abbiamo svolto un compito aumenta quando i compiti sono diversi. Dunque, c’è quasi una dipendenza da dopamina nel MT: è come se il cervello per provare questa sensazione di piacere andasse sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Ancor peggio, sappiamo che corteccia prefrontale, di cui abbiamo già parlato, ha una discreta inclinazione per le “novità” ma contemporaneamente con la sua azione di raccordo con tutte le aree cerebrali e la memoria, è essenziale per la corretta effettuazione di compiti complessi. Troppi stimoli impediscono, o quanto meno ritardano, l’effettuazione del compito che stiamo svolgendo, con minore efficienza e minore efficacia. G. Wilson professore di psicologia a Londra ha parlato a questo proposito di “infomania”: la ricerca spasmodica di nuove informazioni. Le sue ricerche hanno dimostrato che il nostro quoziente di intelligenza scende di 10 punti se mentre siamo impegnati nell’esecizione di un compito ci rendiamo conto dell’arrivo di una mail. R: Poldrak neuroscienziato a Stanford ha scoperto che se uno studente studia mentre è coinvolto in altra attività come sentire musica o ascoltare in sottofondo la radio, le informazioni che sta memorizzzando finiscono nella corteccia striata, area deputata alla memorizzazione di nuove procedure, mentre senza distrazioni finiscono nell’ippocampo dove vengono correttamente catalogate e organizzate con più facile recupero mnemonico.
A ciò si aggiunga che il consumo di zucchero, quest’ultimo vero “carburante” delle cellule nervose, è massimo nel passare da una attività all’altra come nel MT, con conseguente maggiore stanchezza in minor tempo. Se viceversa siamo impegnati in un unico compito, questa attività è regolata dalla corteccia del cingolo e dello striato in una modalità che permette di consumare meno zucchero.
Altro aspetto importante è che il MT quasi sempre richiede a sua volta la presa di una decisione: “Questa email è importante? Devo rispondere subito a questo messaggio o posso aspettare? Dove archivio questa mail? Devo interrompere quanto sto facendo?” A ciò si aggiunga che internet e le nuove tecnolgie hanno cambiato profondamente le nostre modalità di comunicazione. Una volta una lettera richiedeva tempo per scriverla, imbucarla e richiedeva giorni per essere recapitata, oggi l’invio è in tempo reale e la risposta deve essere in tempo reale con evidente pressione psicologica in chi la riceve a rispondere subito. Non solo ma, per praticità, utilizziamo lo stesso mezzo per comunicazioni professionale, personale, sociale etc e tutto questo comporta la necessità di operare delle scelte, come dicevamo prima. La cosa interessante è come non ci sia grande differenza in termini energetici tra prendere una decisione importante ed una banale. Il rischio è che, esauriti e travolti da una miriade di decisioni banali, al momento di prendere decisioni rischiamo errori dalle conseguenze drammatiche o catastrofiche.
Cosa c’entra tutto questo con la mindfulness?
Possiamo vedere il MT come la versione moderna della “mente scimmia” degli orientali, la mente che continuamente salta di palo in frasca, dal passato al futuro, da un ricordo ed un rimpianto ad un progetto più o meno lontano. Se immaginiamo l’esperienza come lo scorrere della sabbia in una clessidra, un granello di sabbia alla volta, lo svolgere una attività alla volta con attenzione e consapevolezza, come ci insegna la mindfulness, permetterà di evitare gli effetti negativi del MT, conseguente maggior senso di benessere, minore stress e maggior chiarezza mentale. In sintesi, tutti questi aspetti saranno in grado di darci un maggior senso di padronanza delle nostre vite.